Nel novembre 1950 l’Università di Trieste inaugurava la nuova sede, opera di Umberto Nordio. In un clima pregno di risentimenti e speranze per la mutata situazione politica, si aprì una stagione ricca di incontri internazionali e iniziative di richiamo, che culminarono con l’Esposizione Nazionale di pittura italiana contemporanea.
Nella primavera del 1953 iniziò infatti a prendere forma, grazie all’iniziativa del Rettore Rodolfo Ambrosino, l’idea di una mostra di arte contemporanea, che in quell’anno avrebbe potuto assumere una visibilità particolarmente rilevante a livello nazionale, visto che non avrebbero avuto luogo né la biennale di Venezia né la quadriennale di Roma.
Il Rettore venne affiancato nell’impresa da Luigi Coletti, fondatore della cattedra di storia dell’arte dell’Ateneo, e dal Soprintendente Benedetto Civiletti.
La manifestazione aveva un duplice scopo: politico e didattico. Il primo obiettivo era attirare l’attenzione sul problema Trieste, e sulla sua italianità, e venne raggiunto chiamando esclusivamente artisti italiani che potessero dotare l’ateneo di opere di richiamo nazionale, il secondo obiettivo era didattico: vi era l’intenzione di educare il pubblico alla comprensione dell’arte moderna. Ve ne era poi uno sottointeso, e più prosaico: abbellire la nuova sede, non ancora terminata, con le migliori testimonianze artistiche disponibili.
All’evento parteciparono 75 espositori, tra cui molti nomi noti, quali: Vedova, Rosai, de Pisis, Perizi, Casorati e Leonor Fini. Fu presente al completo il Gruppo degli otto, nato nel 1952, e promosso dal critico Lionello Venturi, che comprendeva Afro Basaldella, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Turcato e Vedova. Erano inoltre visibili opere di varie correnti pittoriche, in primis quelle impressioniste, presenti in maggior numero, seguite da opere espressioniste, astrattiste, tonaliste, neorealiste e surrealiste.
La mostra ebbe luogo in Aula Magna tra il dicembre del 1953 e il gennaio del 1954. Furono esposti 66 dipinti e 9 disegni.
L’esposizione prevedeva l’incoronazione di due vincitori a cui sarebbero stati assegnati due premi acquisto dalla giuria (composta, oltre che da Ambrosino, Coletti e Civiletti, da 3 esperti nominati dagli espositori: Giulio Carlo Argan, Giuseppe Marchiori e Marcello Mascherini).
Il primo premio venne assegnato a Giuseppe Santomaso, con il quadro Cantiere; al secondo posto si piazzò Afro Basaldella, con Ricordo d’infanzia. Il premio riservato all’artista della Venezia Giulia venne vinto da Nino Perizi con il suo Omaggio a Garcia Lorca.
Grazie anche a un’azione mediatica incisiva, la mostra ebbe un grande successo di critica e di pubblico e i visitatori furono più di 9000. A circa 2000 di questi venne somministrato un questionario, che decretò la simpatia del pubblico verso i dipinti Viso di Leonor Fini e Cattedrale distrutta di Dino Predonzani.
La coraggiosa idea di esporre opere di difficile comprensione per il grande pubblico era affiancata dal progetto di un corso di critica d’arte moderna, che però non ebbe mai luogo.
Di tutte le opere esposte solo 38 vennero acquisite dall’Università, 30 dipinti e 8 disegni. Queste negli anni vennero destinate all’arredo degli studi dei docenti e solo in anni recenti sono state ricollocate nei locali del Rettorato a formare una vera e propria pinacoteca.
Nel 2008 le opere vennero esposte nella mostra 1953. L’Italia era già qui. Pittura italiana contemporanea a Trieste, che si tenne al Civico Museo Revoltella di Trieste.
Bibliografia
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