Non si è davvero mai primi o alle prime esperienze.
Qualcuno ci ha preceduto, e spesso lo ha fatto al meglio delle possibilità, con i limiti del suo tempo o delle risorse. Ed è così anche per lo smaTs.
Erano proprio vent’anni fa, quando a Torino, tra il 10-12 novembre, al convegno Il Patrimonio della scienza. Le collezioni di interesse storico i colleghi Manuela Montagnari Kokelj, Pier Luigi Nimis, Simonetta Pasqualis Dell’Antonio, Francesco Peroni e Francesco Princivalle presentarono il loro progetto: “Il Sistema Museale dell’Ateneo di Trieste - smaTs è un’entità di recente costruzione, nata per raccordare i musei e le collezioni di interesse storico-scientifico che sono presenti in oltre la metà delle strutture universitarie, e che in molti casi sono state scoperte solo da poco. Si presentano per la prima volta le componenti principali del Sistema Museale e la filosofia su cui esso si basa” - “The Sistema Museale dell’Ateneo di Trieste - smaTs is a recently created network connecting the museums and collections of historical and scientific relevance which are present in more than half of the University departments, although their existence was largely unknown until recently. The main components of the System and its philosophy are presented here for the first time” (cfr. Sistema Museale dell’Ateneo di Trieste - novembre 2004).
Ipotizzarono la musealizzazione delle varie raccolte, soprattutto di strumentazione tecnico-scientifica, botanica e mineralogica. Posero attenzione anche all’orto botanico e ad alcune macchine molto spettacolari e attrattive come la Vasca navale del Dipartimento di Ingegneria Navale,del Mare e per l’Ambiente, a ciò che restava della raccolta di sostanze trattate sul mercato di Trieste, nota come Museo di merceologia dell’Università, oggi purtroppo dismesso senza siano più recuperabili i reperti e perfino qualche forma di documentazione se non rare fotografie, come avvenuto in modo analogo per la Serra del caffè, nel 2004 ritenuta la più importante in Europa per numero di varietà di arabica coltivate), ma oggi dismessa.
I curatori dello smaTs si prefiggevano di coniugare “in modo innovativo nuovi media per vecchie memorie” e di integrare “collezioni “morte”, contemporanee, moderne, e anche risalenti a fine ‘800, e collezioni “vive”, che esistono fisicamente e sono accessibili e visitabili”. Gli anni successivi non furono probabilmente generosi di risorse economiche perché le collezioni restarono confinate nei rispettivi dipartimenti, cristallizzando gli allestimenti e la comunicazione. Molta attenzione fu posta, invece, alla redazione e pubblicazione di cataloghi sia stampa sia accessibili on line attraverso l’impareggiabile lavoro delle Edizioni dell’Università di Trieste. Sono nell’ordine:
Furono, infatti, gli studi e le pubblicazioni a segnalare, nella doppia veste a stampa e ad accesso aperto, la consistenza e il valore documentario delle collezioni dei vari dipartimenti, in attesa di una musealizzazione unitaria. Nell’impossibilità di trovare al momento una sede fisica dove raccogliere e valorizzare le varie testimonianze della ricerca e della storia centenaria dell’ateneo, sarà a partire proprio da quelle prime proposte e dagli studi delle singole raccolte che si è sviluppato il primo vero museo di Ateneo, on line, con una piattaforma dedicata e con accessibilità aperta attraverso la rete. Saranno i visitatori virtuali a stabilire l’efficacia del lavoro svolto e anche la bontà della scelta di passare direttamente alla rete informatica, prescindendo da una sede fisica.
Bruno Callegher