Come per l’opera descritta alla scheda S_124888 (ID 860231), anche per quella in esame si può ipotizzare che il suo arrivo nelle collezioni dell’allora Dipartimento di ingegneria civile sia dovuto all’intervento di Pio Montesi. Sin dal titolo appare eloquente la volontà di Spacal di evocare con i suoi segni incisori quella sorta di ‘magico’ realismo che segna in modo indelebile l’intera sua produzione e che pare ancora più evidente a partire dalla fine degli anni cinquanta, quando peraltro si consolida anche la sua fama internazionale grazie anche alla conquista del premio per la grafica alla Biennale del 1958. In quell’occasione Giuseppe Marchiori coglieva così i tratti distintivi della sua poetica: «I motivi caratteristici delle sue perfette incisioni appartengono alla realtà di paesi nei quali l’artista vive come in un sogno meraviglioso: e nell’immagine incisa essi appaiono come simboli di un mondo semplice, elementare, veduto con gli occhi stupiti di un candido. La facoltà di associare gli elementi simbolici della realtà nella dimensione rara di una favola moderna rivela le radici dell’arte di Spacal, che affondano in una autentica tradizione popolaresca e in una cultura che la giustifica» (G. Marchiori, Luigi Spacal, in XXIX Biennale Internazionale d’Arte, catalogo della mostra, Venezia, Alfieri, 1958, pp. 112-113). Un’incisione del tutto analoga è stata esposta con il titolo Luce lunare a Salvore alla prima biennale degli artisti della regione (Prima biennale degli artisti della regione Friuli Venezia Giulia, catalogo della mostra di Trieste, Civico Museo Revoltella 4 novembre – 31 dicembre 1968, Trieste, Tipografia moderna, 1968, p. 96), con lo stesso titolo la xilografia è inserita nel catalogo dell’opera grafica dell’artista (Spacal. L’opera grafica 1935-1986. Catalogo generale, a cura di Carlo Ceschel, Lojze Spacal, Treviso 1986, pp. 108-109, n. 118). Un lavoro con le medesime caratteristiche è stato inoltre presentato con il titolo Notte lunare a Salvore alla prima triennale della xilografia di Carpi nel 1969 (Ia Triennale Internazionale della xilografia contemporanea, catalogo della mostra di Carpi, Castello dei Pio giugno-novembre 1969, a cura di E. Tavoni, E. Guidi, Carpi, Città di Carpi, 1969, pp. 234-235).
Come testimonia il talloncino sul verso, l’opera in esame era stata esposta a Suzzara insieme a Masseria carsica, del 1970, che sarà invece acquisita dalla Galleria del Premio omonimo, (Galleria del Premio Suzzara. Catalogo delle opere 1948-2003, a cura di Antonello Negri, Suzzara, Comune di Suzzara, 2004, p. 326).