Il dipinto è stato accolto nelle collezioni dell’Ateneo grazie a un legato di Giampaolo de Ferra, professore Emerito e Rettore dell’Università triestina dal 1972 al 1981. Perfezionata nel 2016, la donazione ha fatto arrivare al sistema museale altri cinque dipinti di importanti artisti triestini, donati insieme alla tela di Flumiani.
Protagonista della vita culturale cittadina dall’osservatorio privilegiato del Circolo Artistico, Flumiani vede ben presto in Venezia e nei suoi artisti un punto di riferimento imprescindibile, e se guardare a quella pittura per le marine o le vedute lagunari era pressoché ovvio, «la questione è anche più stringente per i paesaggi montani o che abbiano per soggetto l’Altopiano Carsico. In tutti i paesaggi in cui Flumiani sistemi alcuni bovini al pascolo pare esserci memoria diretta di Beppe Ciardi e di opere come Vacche all’abbeveratoio (Venezia, Ca’ Pesaro)», del resto, «in un programma culturale in cui era ovvia la volontà di apparentamento dei triestini ai veneziani, alla fine
dell’estate del 1924 alcune opere di Beppe Ciardi avrebbero trovato spazio, a fianco di quelle dei giuliani, nei locali della Permanente al Giardino Pubblico» (Nuovo 2013, pp. 39-42). Su queste basi una seriazione cronologico delle opere dell’artista triestino rimane difficilmente tracciabile, sia per l’inveterata abitudine di non datare i suoi lavori, sia per la difficoltà, dai primi del Novecento in poi, di individuare salti ed evoluzioni stilistiche significative, elemento che diviene quasi impossibile per quanto attiene i paesaggi, compresi quelli urbani.
Come ricorda la targhetta in ottone riportata sulla cornice, Carso d’Autunno era stato esposto alla mostra commemorativa dei quarant’anni della Biennale di Venezia allestita nel 1935, insieme a Colloqui, Dalla scogliera e Sosta, segno che Flumiani, ormai maturo, tenesse particolarmente a questa tela o almeno al soggetto rappresentato. Il Carso dipinto nei suoi colori autunnali è stato infatti un tema ricorrente nella produzione dell’artista, come provano alcune opere (non quella qui descritta) segnalate nella monografia redatta da Lorenzo Nuovo (2013, pp. 246-247, nn. 11, 12 e 15) e la comparsa sul mercato antiquario nell’aprile 2016 di una tela autografa pressoché identica, anche se leggermente più piccola, a quella in esame, battuta con il titolo Paesaggio carsico con mucche al pascolo (Casa d’Aste Il Ponte, 10 aprile 2016, Asta 364, lotto 369).
Del resto già Mario Campitelli segnalava la presenza alla personale triestina del 1936, allestita alla Galleria
Trieste, della «fiorita e sgargiante apologia del Carso d’autunno come si presenta nelle quattro tele omonime e specialmente nelle due segnate coi numeri 16 e 19, ci fa soffermare e gustare ancora» (G. M. Campitelli, Artisti d’oggi. Ugo Flumiani, “L’Osservatore romano”, 17 dicembre 1936); difficile pensare che tra queste opere, peraltro non segnalate dal catalogo ufficiale della mostra (cfr. Nuovo 2013, p. 290; non era però inusuale che i dipinti venissero sostituiti durante l’esposizione), non ci fosse anche quella in esame, orgogliosamente presentata alla mostra commemorativa della Biennale veneziana appena un anno prima, e dove, sullo sfondo, come spesso accadeva nelle opere ambientate sul Carso, si stagliava l’inconfondibile profilo del monte Nanos.