La veduta è una delle molte immagini del monumento presenti nella raccolta di Antonio Fonda Savio, che la attribuisce correttamente a Pietro Nobile nelle sue note appuntate sul retro della cornice. Questo tipo di raffigurazioni si inserisce in una ricca tradizione di testimonianze di viaggi pittorici, di documentazioni e di rappresentazioni delle antichità classiche, sono soggetti diffusi e molto comuni nella produzione artistica dell’epoca, che in questo caso però si riferiscono a un più ampio progetto di valorizzazione di cui l’autore era parte in causa; una veduta che va letta anche come strumento di conoscenza e di documentazione.
Opera di grande maturità, mostra una notevole distanza tra le prove grafiche dell’album di schizzi di fogliame, alberi e paesaggio, maturate tra gli ultimi anni del Settecento e l’inizio del secolo successivo. Questo maestoso acquerello è stato verosimilmente realizzato agli inizi del secondo decennio del nuovo secolo, dopo che, dal 1809 Nobile aveva seguito scavi e compiuto rilievi archeologici in Istria e Dalmazia quando "ebbe l’incarico di verificare un progetto per una nuova strada costiera che doveva unire Capodistria a Pola. Egli colse l’occasione per fare un sopralluogo a Pola e, fermatosi là per qualche giorno, fece degli scavi, misurò e disegnò l’Anfiteatro, il Tempio di Augusto e l’Arco dei Sergi allora chiamato Porta Aurea" (S. Dell'Antonio, Pietro Nobile Archeologo, “Archeografo Triestino”, s.IV, LIX, 1999/II, p. 343), elaborando nel 1813 anche un "Project relatif aux antiquitées architectoniques d’Illyrie" (E. Lucchese, “Nobile Pietro”, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2013, vol. 78, p. 623 e ss.), di cui il foglio in esame sembra una sorta di ideale complemento grafico.