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Biografia di Giancarlo Pizzi

Giancarlo Pizzi (Oderzo 1931 – Milano 2016) nasce ad Oderzo da Marino Pizzi e Tina Cristofoletti. La famiglia materna, opitergina, vanta un antico lignaggio discendente sia dai Principi di Porcia sia dagli Amalteo. Nel 1936 la famiglia si trasferisce a Milano per ragioni lavorative del padre, ma rientra a Oderzo a causa delle vicende belliche perché tra il 1942 e il 1945 i bombardamenti avevano reso inagibile la casa di famiglia. La formazione di Pizzi fu influenzata dagli zii materni, Eugenio e Ciro Cristofoletti, pittori, polemisti, viaggiatori con estese relazioni specialmente in ambito letterario e artistico.  Instaurò un profondo legame soprattutto con lo zio Ciro, grazie al quale sviluppò una forte passione per la letteratura, il teatro e il cinema che coltiverà e approfondirà nell’arco di tutta la vita, tanto da progettare, non solo idealmente, la ricostituzione della famosa Bibliotheca Amaltheorum. Si laureò nel 1954 al Politecnico di Milano in ingegneria, iniziando a progettare ancor prima di laurearsi nello studio Caccia Dominioni. Nel 1958, qualche anno dopo il conseguimento della laurea, avviò il proprio studio di progettazione. Affiancò alla progettazione anche il restauro di edifici monumentali a Milano, in Veneto e in Emilia confermando la propria predisposizione artistica (si ricordano ad esempio il restauro di Villa Litta a Lainate, del Palazzo degli Omenoni a Milano, del teatro settecentesco di San Giovanni in Persiceto a Bologna e di Villa Sagramoso Sacchetti vicino Verona). A Milano frequenta il Circolo anarchico, la libreria di Peppi Battaglini, fucina intellettuale frequentata da personalità di spicco come Giovanni Scheiwiller, Carlo Bo, Leonardo Sciascia. A partire dal 1980 viaggia e soggiorna spesso in Tunisia dove inizia ad appassionarsi alla storia e alla cultura arabe tanto da pubblicare presso l’amico Scheiwiller Ibn Ḥaldūn e la Muqaddima: una filosofia della storia, 1985 (traduzione commentata per la quale ricevette il plauso dell’insigne arabista Francesco Gabrieli). Seguirono Tremila anni di storia in Tunisia, 1996; Al-Mas'udi e I prati d'oro e le miniere di gemme: la enciclopedia di un umanista arabo del decimo secolo, 2001; La vita e i versi tradotti di dodici poeti arabi dal sesto al ventesimo secolo, 2006. Si dedicò anche alla storia familiare. Due sue ricerche sono oggi ritenute imprescindibili per quanti studiano le vicende dell’umanesimo veneto e dell’aristocrazia veneto-friulana: Storia degli Amaltei, 1990; Storia dei Porcia, 2012. Per ricordarlo come persona eclettica, dalla vivida curiosità intellettuale, profondo estimatore della cultura in tutte le sue forme, ingegnere, disegnatore, artista e cultore di storia, è stato costituito un fondo a lui dedicato. In esso sono ad ora confluiti due album di disegni di suo zio Ciro Cristofoletti, un dipinto ad olio dello zio Eugenio, il prezioso manoscritto nashi della seconda metà del Settecento. Si tratta dell'opera di Avicenna (Ibn Sina), il maggiore dei filosofi arabi noti in Europa già dal medioevo, Kitab al-Sifa (Libro della guarigione dall'errore), ed è la sua opera filosofica più celebre  che si può definire come una metafisica esposta interpretando quella di Aristotele alla luce del pensiero di Plotino. Il manoscritto, di cm 19x13, copiato a Istanbul nel 1767, è composto da 305 fogli numerati solo al recto e quindi di 610 pagine scritte in un piccolo e perfetto carattere nashi su carta cerata, incisa in diagonale come guida al commento di Mustafa al-Hafiz ibn Fadl. Il testo è riquadrato in oro, il frontespizio decorato a colori, la rilegatura è moderna ma eseguita secondo i modelli arabi e con due piatti originali conservati.

AUTOBIOGRAFIA DI GIANCARLO PIZZI