Gertrude Frankl, è stata una giornalista e traduttrice. Nata a Graz nel 1902 e chiamata da famigliari ed amici con il vezzeggiativo di «Gerti», è la giovane austriaca naturalizzata triestina che ispirò ad Eugenio Montale la poesia “Il Carnevale di Gerti”.
La sua famiglia appartiene al ceto medio borghese di ebrei assimilati, formatosi alla fine dell’Ottocento nelle varie città dell’Impero austro ungarico. Il padre Leopold è proprietario di una banca privata e la famiglia gode di una vita agiata. Gerti viene educata secondo le regole delle giovinette di buona famiglia: nella città natale frequenta la scuola primaria e successivamente il Liceo femminile.
Studia canto e prende lezioni di pianoforte privatamente a Graz per poi conseguire nel 1925 a Vienna il diploma di abilitazione all’insegnamento che però non eserciterà mai. Fin da giovane si interessa alla danza moderna, al cinema e alla fotografia. Finiti gli studi, Gerti si reca a Dresda per seguire le lezioni di Mary Wigman, ballerina e coreografa tedesca, considerata una delle massime esponenti della danza libera e precorritrice della danza moderna, che aveva conquistato con le sue esibizioni le platee europee e americane del periodo.
Questa esperienza per Gerti sarà breve perché viene richiamata a Graz dal padre che non approva la scelta così poco tradizionale della figlia. Riprende a frequentare gli amici e i salotti dove si ritrovano giovani colti e letterati ed è in questo contesto che conosce il suo futuro marito, Carlo Tolazzi, giovane studente triestino iscritto al locale Politecnico. La loro relazione non incontra il consenso delle famiglie ma con l’aiuto di Bobi Bazlen, amico di Carlo dai tempi della scuola, i due innamorati si scambiano lettere e missive fino a quando decidono di sposarsi in segreto a Londra nel 1925.
Giovani sposi si stabiliscono a Trieste, Carlo affianca il padre nella ditta di famiglia e Gerti conosce il gruppo di amici del marito.
Frequenta casa Saba e stringe amicizia con Linuccia, figlia del poeta, a casa Svevo lo scrittore e la moglie Livia la inviteranno assieme al marito, conosce Piero Rismondo, primo traduttore in tedesco di Svevo, Carlo Gruber e Aurelia Benco, Giani Stuparich che così la descrive in “Giochi di fisonomie”:
“Ė da qualche giorno che la incontrate e la notate per la strada, ma non riuscite a spiegarvi la curiosità ch’ella vi desta. Non c’è in lei quasi nessuna di quelle singolari appariscenze dì eleganza, di bellezza, di stramberia, che impongono di solito una donna all’attenzione dei passanti […] Donde viene? Riconoscete subito che non è di questa città […]. La conoscerete al caffè. Anche voi, benché l’abbiate vista più volte per la strada, siete fra quelli che fin dalla prima sera siete rimasti colpiti dalla sua comparsa: non per altro se non per il modo singolare con cui ella, entrando, si scioglie dalla pelliccia e l’abbandona nelle mani di chi le sta dietro […] Forse in questa donna tutto è mosso da un bisogno, non sapete se più ragionato o istintivo, di sentirsi adorata”.
Viene accolta nel salotto di Elsa Dobra, sorella di Elody Oblath, dove si incontrano letterati e intellettuali. I primi anni del matrimonio sono anni felici: nel 1927 Carlo Tolazzi frequenta la Scuola Allievi Ufficiali a Lucca, Gerti lo raggiunge e alloggia all’Hotel Universo, visita la città e i dintorni. A dicembre Gerti si trasferisce a Firenze, a casa dello storico e critico d’arte Matteo Marangoni e della moglie Drusilla Tanzi, conosciuti grazie a Bobi Bazlen, comune amico.
Nel medesimo periodo è ospite dei coniugi Marangoni anche Eugenio Montale e assieme a loro Gerti festeggia il Capodanno. Ai nuovi amici Gerti fa conoscere la tradizione austriaca di leggere il futuro gettando, a mezzanotte, del piombo fuso in un cucchiaio nell’acqua fredda in un solo colpo e proprio a questa circostanza si ispira la poesia di Montale “Il Carnevale di Gerti” pubblicata nella raccolta “Le Occasioni”.
Ritornata a Trieste nel 1928 Gerti rimane in contatto con i coniugi Marangoni e con Montale. Sarà ancora Bobi Bazlen a suggerire al poeta un nuovo componimento: gli propone di scrivere una lirica su Dora Markus, ebrea viennese “dalle gambe meravigliose”, amica di Gerti, gambe che vennero immortalate in uno scatto eseguito probabilmente dalla stessa Gerti e inviato da Bazlen a Montale che compose la lirica “Dora Markus”, pubblicata nel 1939 nella raccolta “Le Occasioni”.
Il matrimonio però non dura a lungo: Carlo lascia la moglie dopo il 1932 perché si innamora di Dušika Slavik, già fidanzata con Bobi Bazlen e con lei, nel 1935, si trasferisce a Bergamo dove poi nasceranno i loro due figli, Marco e Sonia.
Gerti rimane a vivere a Trieste e da qui segue i tragici eventi della persecuzione razziale che travolge i suoi genitori con la requisizione dei loro beni, l’arresto a Vienna e la deportazione nei campi di prigionia dove perderanno la vita.
Gli anni della guerra Gerti li trascorre a Trieste ma dopo il 1943, a seguito dell’occupazione nazista del Litorale Adriatico, la sua vita cambierà radicalmente. Grazie alla conoscenza della lingua degli occupanti trova dapprima un impiego come traduttrice presso il Comando tedesco di Palmanova, con regolare stipendio e alloggio. Lavora come traduttrice per otto mesi. Nel 1944 a seguito della denuncia sulla sua appartenenza ad una famiglia di razza ebraica è costretta a scappare da Trieste e trova rifugio nelle zone vicine alla frontiera svizzera, ospite di una famiglia siciliana conosciuta tramite Armando Tipaldi, compagno di prigionia di Giani Stuparich nella Grande Guerra, come lei stessa racconta in un’intervista rilasciata alla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea.
In una lettera indirizzata all’amica Dora Markus e datata 14 dicembre 1952 Gerti racconta la sua vita a Trieste dopo la guerra:
“Vivo ancora nello stesso appartamento: Di salute sto abbastanza bene a prescindere da una debolezza generale che mi è rimasta dalla guerra […]. Ho un circolo simpatico, piuttosto superficiale, vuol dire nessuna amicizia vera; la compagnia è molto più giovane di me, 30-tenni ca. La gente viene spesso da me. Io [frequento] molte conferenze, anche il cinema e il teatro, ma in fondo sto molto da sola, forse perché voglio proprio così. Di professione sono giornalista da alcuni anni. Prima facevo la solita cronista, sempre in contatto con i colleghi, la polizia; adesso ho fatto strada, scrivo quando ho voglia, per di più di critica letteraria - per la quale le case editrici mi spediscono libri – o critica d’arte che mi frutta dei viaggi.”
I suoi articoli, preziosa testimonianza, restituiscono con spirito critico gli avvenimenti culturali e di cronaca del complicato dopoguerra triestino e sono stati pubblicati sulla “Gazzetta Ticinese”.
Gerti Frankl Tolazzi scompare a Trieste nel 1989.
Bibliografia selezionata
AA. VV., Gerti (1902-1989). Mostra documentaria 8 – 21 maggio 1995, Trieste 1995
AA. VV., Il viaggio di Gerti – Gerti Frankl Tolazzi (1902-1989). Mostra documentaria, 14 dicembre 2005 – 12 gennaio 2006, Trieste, 2005.
FISCHER W., Gerti, Bobi, Montale & C. Vita di un’austriaca a Trieste, Parma, 2018.
Link esterni
Gerti Frankel - Intervista a Gerti Frankel
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