Bruno Pincherle (Trieste 1903-1968) è stato uno stimato pediatra, distintosi nella scena culturale non solo per l’approccio moderno alla medicina ma anche per gli studi letterari e la militanza antifascista.
Sviluppò un precoce interesse per i libri antichi, incoraggiato da due figure a lui vicine negli anni giovanili: lo storico della medicina Arturo Castiglioni, amico del padre, e il medico Vittorio Pavia. Il ruolo avuto da Castiglioni nella raccolta libraria fu prevalentemente propedeutico: fu lui ad indirizzare il giovane agli studi medici e fu sempre lui a fare dono a Pincherle dei primi libri di medicina. Tracce di questi doni, protrattisi nel tempo, sono ancora visibili nel Fondo, grazie a note manoscritte relative ad omaggi riscontrate su alcune opere dello stesso Castiglioni o ad altri contrassegni che rimandano ad un suo possesso originale dei volumi. La genesi del Fondo va, quindi, ricondotta probabilmente più a esigenze di studio che a interessi bibliofili e si può collocare verso la fine del 1921, quando Pincherle si iscrisse alla Facoltà di Medicina del Regio Istituto di Studi Superiori di Firenze. Diverso e molto più diretto per la formazione del Fondo fu invece il ruolo di Vittorio Pavia. Pavia fu una figura importante per Pincherle. Appassionato bibliofilo, alla sua morte nel 1940 lasciò in eredità allo stesso Pincherle i propri libri di medicina. Va rilevato che in età matura a Trieste Pincherle sviluppò anche una profonda amicizia con Umberto Saba, della cui libreria fu assiduo frequentatore.
La sua origine ebraica e il suo impegno politico hanno sempre ostacolato in maniera profonda l’esercizio della sua professione. Nel 1927, dopo il conseguimento della laurea, iniziò a lavorare come volontario presso la Clinica Medica di Genova. Purtroppo nel 1928, a causa del suo schieramento politico antifascista, venne arrestato e mandato a Trieste con il foglio di via obbligatorio. Essendo impossibilitato a trovare lavoro si trasferì a Vienna, dove entrò in contatto con esponenti del socialismo, e successivamente ottenne la specializzazione in pediatria nel 1933 a Milano.
Dopo la proclamazione delle leggi razziali, avvenuta nel 1938, fu allontanato dal suo incarico in ospedale, espulso dall’Ordine dei medici, quindi arrestato e inviato insieme al fratello Gino in un campo di detenzione, prima vicino a Salerno e poi nei pressi di Macerata.
A causa del divieto di esercitare la professione a partire dal 1938 concentrò la sua attenzione sugli studi di storia della medicina e sugli studi letterari. Pincherle si è distinto, infatti, per i suoi studi su Stendhal, di cui resta traccia nel cospicuo fondo di libri donato alla Biblioteca Sormani di Milano.
Dopo la fine della guerra continuò l’attività politica a livello comunale (rappresentante di Unità Popolare del PSI e del PSIUP), fatto che gli procurò l’inimicizia dell’ambiente medico, a causa del quale gli venne negato l’incarico di Direttore del Burlo. Continuò pertanto a gestire il proprio studio pediatrico e a collaborare con la Clinica per Lattanti.
Ciò non gli ha impedito di sviluppare uno dei profili medico-scientifici più interessanti dell’epoca, coltivando molteplici interessi (fu anche un abile caricaturista) e uno spirito libero che lo hanno reso una figura di spicco del Novecento.
Fonti biografiche
Rudj Gorian, Bruno Pincherle gli scritti e la biblioteca di storia della medicina, Trieste, Piazzetta Stendhal, 1, 2009;
Monica Rebeschini, La Trieste di Pincherle. Cultura e impegno civile di un intellettuale di frontiera, Trieste, Comunicarte, 2008;
Roberto Costa Longeri, Bruno Pincherle oggi a quarant’anni dalla morte. [Prefazione di Cristina Benussi], Empoli, Ibiskos editrice Risolo, 2008;
Miriam Coen, Bruno Pincherle, Trieste, Comunicarte, 2008;
Federica Scrimin, Un dottore tutto matto, sulla testa un gatto. Bruno Pincherle: storia e storie di un pediatra con i disegni di Bruno Pincherle, Trieste, editoriale Scienza, 2004;
Monica Rebeschini, Bruno Pincherle interventi e scritti politici. Con un’introduzione di Enzo Collotti, Trieste, piazzetta stendhal, 1, 2004;
Georges Jessula, La dernière lettre de Bruno Pincherle, in “Stendhal Club”, n. 123, 15 avril 1989, pp. 233-234; Miriam Coen, Bruno Pincherle, Pordenone, Edizioni Studio Tesi, 1995;
Giordano Sivini, Prima dell’8 settembre. Un’intervista inedita con Bruno Pincherle, in “Il Ponte”, n. 5, 31 maggio 1969, pp. 657-669.