Hans Sebald Peham (Norimberga 1500 - Francoforte sul Meno 1550) cambiò il cognome in Beham nel 1532 circa. Dal momento che nell'opera qui in esame inserisce il monogramma HSP si deduce che la stampa sia precedente alla sopracitata modifica, infatti in opere successive la firma sarà HSB. La xilografia (Ecce Homo) fa parte della serie "Storie della passione di Cristo", come le opere con numero d'inventario SR005 e SR006, facenti parte del medesimo lascito ora nella collezione dell'Università degli Studi di Trieste. Per quanto riguarda il soggetto della xilografia, secondo quanto raccontato dai Vangeli, Gesù, al momento dell'arresto, venne ritenuto innocente dal Governatore. Questi, per calmare la plebe che voleva vedere Gesù giustiziato ugualmente, lo fece infine flagellare, pensando in questo modo di soddisfare la sete di sangue del pubblico. Dopo la flagellazione Pilato mostrò alla folla il Cristo coperto di piaghe e ferite sanguinanti, con una corona di spine sul capo, un mantello purpureo da re sulle spalle e uno scettro di canna tra le mani e pronunciò la frase "Ecce homo" ("Ecco l'uomo"). Per quanto concerne l'autore sappiamo che Hans Sebald Peham operò insieme al fratello minore Barthel come incisore e pittore. Appartennero entrambi al gruppo dei Kleinmeister, i "Piccoli Maestri" di Norimberga. Furono entrambi seguaci di Albrecht Dürer. Per loro mezzo le forme dell'arte italiana penetrarono nel Rinascimento tedesco. Nel 1525 fu bandito da Norimberga ma dopo 9 mesi potè farvi ritorno. Nel 1530 fu a Monaco, dove assistette all'ingresso trionfale dell'imperatore Carlo V, evento che commemorò in una delle sue più belle xilografie. Nel 1530/'31 lavorò per il cardinale Alberto di Brandeburgo. Dal 1532 sembra che Beham abbia vissuto principalmente a Francoforte sul Meno. Fu uno degli artisti grafici più produttivi della sua generazione, con una produzione di circa 250 incisioni e oltre mille xilografie. Fu anche illustratore. Si dedicò ai soggetti sacri, alle scene di vita contadina, mitologiche o storiche. Suoi lavori sono conservati in collezioni italiane ma anche tedesche, al British Museum di Londra ad esempio ma anche negli Stati Uniti, si cita una "Melancholia" al MET di New York.